sabato 19 luglio 2008

Filosofia e Religiosità di Scientology - Parte seconda

...continua dalla prima parte

GNOSTICISMO (I-IV SEC. D.C.)

Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca "gnosis", che significa conoscenza, la conoscenza cioè che i suoi seguaci perseguivano come unica strada di salvezza. La Gnosi non è una forma di conoscenza speculativa (teorica), bensì una conoscenza tramite osservazione o esperienza; essa implica un processo intuitivo interiore di conoscenza di sé. E conoscere se stesso, affermano gli gnostici, significa conoscere la natura ed il destino dell'uomo.26 È dunque una forma di conoscenza che di per sé conduce alla salvezza.27

Oggi si definisce gnostico chi crede nella salvezza attraverso la conoscenza.

Si definisce invece agnostico chi dichiara di non sapere nulla e di non poter sapere nulla sulla realtà o sulla natura delle cose.

Formatosi alla fine del I secolo d. C. nell'estremità orientale del bacino mediterraneo, lo gnosticismo si sviluppò in diversi movimenti e gruppi, che si diffusero su un ampio territorio, sino ad arrivare alla Spagna, alla Gallia, all'Italia.

Ispirato soprattutto dalla filosofia greca (pitagorica e platonica) e dalle religioni orientali, lo gnosticismo si diffuse particolarmente in Egitto, terra che diede i natali alle figure più note di gnostici cristiani di quel periodo: Basilide, Valentino, Tolomeo, ecc.

E fu qui, a circa 450 km a sud del Cairo, a Nag'Hammadi, che, nel 1945, venne ritrovata una vera e propria biblioteca gnostica: si trattava di 13 papiri, contenuti in una giara di terracotta, sepolta sotto la sabbia.

Le analisi chimiche effettuate sulle legature di cuoio e sulle scritture dei papiri li fanno risalire al 350-400 circa d.C. Erano traduzioni in copto (antica lingua egiziana) di manoscritti originali scritti in greco e ancora più antichi, databili cioè tra il 180 ed il 140 d.C.

Il tutto è costituito da 50 testi, tra cui ricordiamo i più significativi: il Vangelo apocrifo28 di Giovanni, il Vangelo secondo Tommaso, il Vangelo di Maria, il Vangelo di Filippo, il Vangelo della Verità e l'Apocalisse di Giacomo. La giara di Nag'Hammadi ci ha fornito preziosissime informazioni sul pensiero gnostico cristiano, che altrimenti sarebbe andato perduto e dimenticato.

Si ipotizza che questi testi appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li avessero nascosti per salvarli dalla distruzione, quando lo gnosticismo aveva dovuto rifugiarsi nella clandestinità perché considerato una pericolosa eresia dall'ortodossia cattolica.

Vediamo ora di capire quali erano i principi generali su cui si basava lo gnosticismo e perché i suoi aderenti furono considerati talmente pericolosi e sovversivi da venir perseguitati dalla Chiesa cristiana ufficiale, nel corso dei secoli successivi, fino al medioevo, in forme talmente violente e repressive da assumere talvolta gli inquietanti aspetti del genocidio.

Secondo le credenze gnostiche sirio-egiziane, all'inizio vi era un universo spirituale fatto di luce, di perfezione e di unione, denominato "Pleroma"29. Su questo universo governava il vero dio, l'Uno, circondato da esseri spirituali denominati "eoni"30.

Ma uno di questi eoni generò il "demiurgo"31, cioè il dio malvagio che creò l'universo materiale, un universo fatto di disunione, divenire e morte.

Molti eoni del Pleroma caddero prigionieri in questo universo, in corpi di carne, pur conservando comunque una scintilla di luce divina (il pneuma), della quale tuttavia l'uomo non avrà coscienza finché non si risveglierà dal suo torpore.

Il dio del Pleroma allora (spesso visto come il Dio del Nuovo Testamento, in contrapposizione con il demiurgo, il dio ignorante e malvagio della Genesi e dell'Antico Testamento), per insegnare agli spiriti prigionieri come liberarsi dalla prigione dei loro corpi, inviò l'eone Gesù sulla terra.

Essendo un essere spirituale, Gesù assunse solo le apparenze di essere umano, mantenendo però sempre la sua natura divina, dal momento che la divinità non poteva amalgamarsi e degradarsi con la materia.32

Divenendo così consapevoli, attraverso la Gnosi, della propria natura spirituale e della loro condizione di essere stranieri in questo mondo, gli gnostici cercavano di liberare se stessi dalla prigionia della materia, attraverso particolari rituali e pratiche ascetiche, per poter di nuovo ritrovare la verità, realizzare cioè il ritorno al Pleroma, l'ascensione interiore verso la perfezione spirituale.

I principi fondamentali su cui si basava lo gnosticismo cristiano possono essere così sinteticamente riepilogati:

  1. L'anima è pre-esistente alla nascita e sopravvivente alla morte. Credevano nella reincarnazione. Per gli gnostici la reincarnazione (come del resto per Platone e per le dottrine orientali) ha una connotazione negativa, in quanto è una costrizione dello spirito ad essere imprigionato continuamente in nuovi corpi di carne, invece che liberarsi nella completezza spirituale del Pleroma.33
  2. La luce divina è in te.
  3. Il regno di Dio è in mezzo a noi.
  4. La Gnosi (conoscenza della verità) è in te.
  5. La salvezza va cercata in te, non in una futura resurrezione ultraterrena. Il fedele gnostico può accedere direttamente alla visione della divinità e alla sua personale salvezza, senza bisogno di alcun elemento di mediazione tra l'uomo e Dio, senza bisogno cioè di dogmi di fede, o di testi sacri o di apparati e di gerarchie ecclesiastiche. Questo spiega perché gli gnostici vennero considerati pericolosi e sovversivi dalla neonata Chiesa cattolica e ortodossa dell'epoca che li costrinse a rifugiarsi nella clandestinità.34
  6. Il corpo è la prigione dell'anima. L'obiettivo è liberarsi dalle passioni terrene, con cui sei stato reso prigioniero in questo mondo illusorio. Si avverte in questo una forte somiglianza con i principi della filosofia platonica, ma anche della religione buddista.
  7. Uomo e donna hanno uguali diritti in ambito sia religioso che sociale. Ciò scaturisce dal principio che nella divinità, secondo gli gnostici, è presente sia il principio femminile che quello maschile. E qui riscontriamo una forte somiglianza con il principio dello ying e dello yang delle filosofie religiose orientali (Taoismo).

A seconda del grado di conoscenza raggiunto, gli gnostici si dividevano in tre gruppi:

I materiali o credenti (hulikos), gli animati o uditori (psykhikos), gli spirituali o eletti (pneumatikos). Questi ultimi, veri guardiani della Gnosi salvatrice, erano i capi supremi del culto gnostico.

Nonostante le persecuzioni cui furono sottoposte nella storia tutte le popolazioni di fede gnostica, i principi fondamentali di queste dottrine sono giunti fino a noi, grazie soprattutto al ritrovamento di Nag'Hammadi ma anche ad alcune organizzazioni religiose segrete che, lungo il corso della storia, le hanno riprese e tramandate. Una delle più importanti, per numero di devoti e per la loro vasta distribuzione nel periodo medioevale fu quella dei Catari35 o Albigesi, fioriti nella Francia meridionale tra l'XI e il XIII secolo. I Catari credevano nel dualismo del bene e del male, rappresentati rispettivamente dal Cristo e dal demiurgo. Credevano inoltre che il demiurgo avesse creato il corpo per imprigionare l'anima e che la sua liberazione potesse avvenire, non attraverso la resurrezione della carne, ma solo attraverso la conoscenza intuitiva e l'illuminazione ricevuta dagli insegnamenti delle "parole segrete" di Gesù.36

SANT'AGOSTINO (354 - 430 d.C.)

Un grande filosofo della cristianità è senz'altro Sant'Agostino37, per il quale gli oggetti essenziali del sapere filosofico sono solo due: l'anima e Dio. Conoscere l'anima significa socraticamente, conoscere noi stessi; conoscere Dio vuol dire conoscere la nostra origine. Deum et animam scire cupio: desidero ardentemente conoscere con certezza Dio e l'anima. E null'altro, afferma Agostino.38

Egli raccoglie l'eredità di Platone e tenta di adattare, sia pure in modo imperfetto, molti aspetti del platonismo alla visione cristiana dell'uomo.

L'anima per Agostino non è pre-esistente al corpo, non è forma del corpo, non dipende dal corpo, ma è "una certa sostanza, partecipe di ragione, addetta a governare il corpo".39

È sostanza completa, semplice40, personale, immortale.

È creata per volontà di Dio.

Come per Platone così anche per Agostino la verità deve consistere in idee immutabili, non può derivare dall'esperienza nel mutevole mondo materiale; queste idee però sono conoscibili non per reminiscenza (l'anima per Agostino non ha vissuto vite precedenti41), ma per illuminazione, vale a dire attraverso l'intervento di Dio, che rende l'anima capace di conoscere la verità in se stessa.42

L'anima è presente tutta in tutto il corpo ed in ciascuna parte di esso. Tuttavia, "l'anima non è nel soggetto-corpo, perché essa è sostanza".43

L'anima umana è disgiunta dal corpo, è sostanza immortale in quanto sede di un sapere immutabile:

... quando ragioniamo è l'anima a farlo. Ed essa solo può farlo. E a capire non è il corpo né l'anima con l'aiuto del corpo, perché l'anima, quando vuole capire, si allontana dal corpo.44

L'anima è la sede della rivelazione del divino:

L'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio soprattutto per quanto riguarda l'anima.45

Agostino condivide con il neoplatonismo (Plotino) l'idea che l'anima per sua natura sia chiamata a rompere i vincoli con la carne ed a realizzare un progressivo distacco dal mondo, fino ad elevarsi alla contemplazione delle realtà eterne ed a ricongiungersi con Dio, nel profondo di sé.

"Dio è più intimo di quanto non lo sia io per me stesso", scriveva Sant'Agostino.46

La via d'accesso verso la realtà più intima dell'anima è l'esperienza interiore, la riflessione sulla propria interiorità, la "confessione"47 appunto come riconoscimento della propria realtà intima; in una parola ciò che nel linguaggio moderno si chiama coscienza.

Per Agostino l'anima "è per sé", intendendo con questa espressione non che essa possa sussistere senza Dio, ma che, a differenza del corpo, non ha bisogno di muoversi né di cambiare per sussistere.48

In merito ai grandi temi dell'anima e di Dio, la religione cristiana completa, per Sant'Agostino, la filosofia neoplatonica. Al punto che egli afferma:

Filosofia, cioè ricerca della saggezza, e religione sono la stessa cosa: questo è il principio della salvezza per l'uomo.49

La vera filosofia dunque coincide con la vera religione perché entrambe, sostanzialmente, hanno per oggetto Dio.

La vera religione, infatti, non rende inutile la filosofia, ma la rende parte integrante della religione stessa e ne fa l'attività mediante la quale l'uomo si eleva dalle realtà materiali a quelle spirituali, dai beni temporali a quelli eterni, esercitando la ragione e quindi la ricerca della Verità.50

La definizione di vera religione, per Agostino infatti, è quella in virtù della quale l'anima, ritrovando la strada smarrita a causa dei suoi coinvolgimenti terreni, ristabilisce il suo legame con l'unico Dio, legame che aveva come rotto peccando, cioè deviando51 dal disegno divino.52

SAN TOMMASO D'AQUINO (1225 - 1274 )

San Tommaso d'Aquino è il principale esponente della Scolastica53, canonizzato nel 1323 e dichiarato Doctor Angelicus nel 1567.

Il suo pensiero è stato assunto come dottrina ufficiale dell'ordine domenicano e definito philosophia perennis dall'enciclica di Leone XIII (Aeterni Patris, 1879).

In primo luogo Tommaso rivendica anche per la teologia il carattere di scienza. Come ogni forma di sapere scientifico, anche la teologia razionale riesce, partendo da determinate premesse date per certe (il testo della rivelazione, cioè le Sacre Scritture), a dimostrare per via deduttiva alcune importanti verità: l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima umana e soprattutto la creazione divina del mondo.54

In merito all'anima, San Tommaso d'Aquino asserisce in sintesi che:

L'anima è la "forma sostanziale" del corpo.55

L'anima e il corpo, insieme, costituiscono l'uomo come unità, ma l'anima è indipendente dal corpo.

Vediamo di capire in che cosa consista questa indipendenza, per Tommaso.

Corpo ed anima sono una sola sostanza: "Il corpo e l'anima non sono due sostanze esistenti in atto, ma dalla loro unione risulta una sola sostanza in tutto".56

Ciò significa, in sintesi, che l'anima non è un ente dotato di una propria sostanza. Non è cioè un qualcosa che possa sussistere senza la materia del corpo. Non può, in quanto "forma" del corpo, separarsi dal corpo.57 Perlomeno finché questo è vivo.

Alla morte del corpo, infatti, l'anima diventa sostanza e sussiste di per sé, indipendente dal corpo.

Ecco perché viene chiamata forma "sostanziale" del corpo: nel momento cioè in cui il corpo cessa di vivere, l'anima diventa "sostanza" (essentia in termini tomistici), acquisisce cioè un'indipendenza, seppur temporanea, dalla materia. L'anima dunque, pur essendo solo la forma del corpo (analogamente a quanto già ampiamente visto con Aristotele), è però anche in grado di sussistere per suo conto, in quanto essa esercita operazioni sue proprie, per le quali non ha bisogno di alcun organo corporeo.

In altre parole, Tommaso cerca, da un lato, di difendere la teoria aristotelica che considera l'anima come forma del corpo e dall'altro, di riaffermare l'immortalità dell'anima, attribuendole una natura spirituale e capace di esistere in modo autonomo rispetto al corpo stesso, ma solo quando quest'ultimo cessa di vivere e solo temporaneamente, cioè fino alla ricongiunzione con il corpo dopo il giudizio universale. Allorché si attuerà la ricostituzione dell'unità anima-corpo, secondo il dogma della resurrezione della carne.58

Ricordiamo che il magistero della Chiesa cattolica ha fatto propria la dottrina tomistica sull'anima come "forma del corpo" e l'ha consacrata nei Concili Ecumenico XV (1311)59 e Lateranense V (1513)60. Il dogma che il credente debba considerare l'anima come forma del corpo fa parte dell'attuale Catechismo della Chiesa cattolica.61

L'ANIMA NELLA BIBBIA E NELLA TEOLOGIA CATTOLICA

Il Cristianesimo insegna costantemente l'"unità psicofisica" della persona umana, unità di corpo e di anima, unità presente ed escatologica, rigettando qualsiasi distinzione dualistica tra anima e corpo. L'essere umano è creato da Dio in anima e corpo come il culmine della creazione. L'anima umana è creata direttamente da Dio. L'anima non preesiste al concepimento e non è generata dai genitori. L'anima è individuale, personale ed immortale. L'anima è la forma del corpo.

Nell'Antico Testamento non si trova una teorizzazione sistematica sull'anima, ma vi è già affermata l'esistenza nell'uomo di due principi:

L'uno materiale (afar, polvere, terra, o bashar, carne), l'altro spirituale (rûah, spirito, o néfesh, anima).

La rûah sarebbe il principio vitale che Dio insuffla nel corpo umano; il termine néfesh significherebbe invece il principio vitale delle attività inferiori (vegetative, sensitive). I due termini non rappresentano due sostanze distinte, ma piuttosto due aspetti dell'attività di un unico principio, per cui si può affermare che nell'Antico Testamento le parti costitutive dell'uomo sono due e corrispondono a quelle della filosofia scolastica: corpo e anima. Non si pone invece il problema dell'immortalità dell'anima.

Nel Nuovo Testamento il concetto di anima viene a precisarsi meglio con il termine pneuma, che rappresenta l'anima nelle sue alte funzioni intellettuali e nella sua attività soprannaturali.

Anche il Nuovo Testamento comunque non incentra la sua attenzione sull'immortalità dell'anima, ma, quando afferma che il pneuma, separandosi dal corpo, abita presso il Signore62, fornisce una premessa preziosa alla dottrina dell'immortalità dell'anima.

Secondo la moderna teologia cattolica63 l'anima è un principio ontologico, non un elemento indipendente a sé stante che sarebbe pervenuto in qualche modo ad unirsi con l'elemento materiale. Infatti l'anima forma, assieme con il principio della spazio-temporalità fisica (materia), un unico ente, l'uomo.

Come già visto per Tommaso, l'anima non cessa di esistere con la morte. È propria dell'anima l'immortalità, anche se essa è da pensare non come un semplice "perdurare" nella stessa maniera di prima, ma come perfetto compimento sovratemporale della persona spirituale, che si "a-temporalizza" liberamente nel tempo, e si concretizzerà poi, conformemente alla rivelazione, nella resurrezione della carne.64

È un dogma della fede cristiana che tutti gli uomini risorgeranno e saranno sottoposti al giudizio divino, in cui Gesù sarà il giudice. La resurrezione di tutti alla fine dei tempi costituisce, con il giudizio universale, la manifestazione del compimento del regno di Dio e della salvezza. Già accennata in testi dei profeti Osea, Ezechiele, Isaia e anche, secondo alcuni, nel Libro di Giobbe, la risurrezione generale è affermata nel Libro dei Maccabei (7, 9), insegnata da Gesù, proclamata dagli apostoli, professata in tutti i simboli di fede.

I corpi risorti subiranno una trasformazione misteriosa che li sottrarrà alla corruzione e alla morte. I giusti risorgeranno gloriosi; sul loro corpo, cioè, si rifletteranno le condizioni del loro stato di felicità nel regno della gloria di Dio. I teologi, nel tentativo di determinare le qualità del corpo risorto glorioso, parlano di impassibilità, chiarezza, agilità e sottigliezza, per dire che il corpo glorioso sarà sottratto alla sofferenza, alla opacità, alla pesantezza e all'impenetrabilità, caratteristiche del mondo terreno.

Un eminente teologo, il prof. Don Antonio Contri, presidente del GRIS65, ci fornisce una esposizione chiarificatrice sulla complessa visione antropologica cristiana, nella quale del resto, come osserva lo stesso Contri, non mancano sintesi talvolta contradditorie:

  1. La concezione antropologica della teologia biblica ebraico-cristiana non ha una sola espressione. Perché l'antropologia è solo uno strumento cultural-concettuale col quale la Sacra Scrittura esprime il messaggio che ad essa unicamente pertiene ed interessa: la recezione umana della salvezza sia nel presente "eone" (gr.: aiòn) sia in quello futuro. La Bibbia infatti non è un manuale di scienze umane, ma un "catechismo" su quella che alcuni teologi soprattutto tedeschi chiamano "storia della salvezza".
    • a) Si dà una visione antropologica semitica (nei libri scritti in ebraico ed aramaico dell'AT66), secondo cui l'uomo è un "unicum" indivisibile che può ugualmente essere chiamato nefesh (da noi occidentali superficialmente sempre tradotto con "anima") e bashar (che noi occidentali non chiaramente traduciamo con "carne", "corpo"). Quindi si può tranquillamente trovare nell'AT l'affermazione che l'anima muore (con grande soddisfazione dei miei oppositori Testimoni di Geova).
    • b) Si dà - nei libri dell'AT scritti in greco - una visione antropologica greca (praticamente platonica, medio-, neo-platonica), per cui psyché - che (oltre a "vita") si può tradurre "anima" - è un elemento separabile dal "soma" (corpo).
    • c) Nel NT poi, scritto da semiti che volevano evangelizzare il mondo greco nella sua cultura, si può dare talvolta una e talaltra una seconda risposta (ma la prevalenza sta per la prima).
  2. Ecco perché nella storia dei massimi teologi cristiani troviamo Agostino (platonizzante) che dice "Ego animus", e Tommaso d'Aquino (aristotelico) che preferisce "anima (unica) forma corporis" (ambedue questi elementi formanti un "sinolo"). Tra le "stranezze" che se ne possono dedurre dirò soltanto che per il Vescovo d'Ippona67 l'uomo sembra essere un "puro spirito" come l'angelo, con la zavorra del corpo; per il filosofo-teologo domenicano68 è facile scivolare, sulla concezione della vita ultraterrena, nel concetto di "anima separata".
    Tra i Protestanti (vedi per es. Oscar Cullmann) e buona parte di noi Cattolici esiste una divergenza di formulazione preferita: i primi difendevano la risurrezione dei corpi (della "carne", dell'uomo, dei morti); mentre noi - specialmente un tempo - parlavamo d'immortalità dell'anima (considerata come "substantia" realmente divisibile dalla materia).
    Il "Catechismo della dottrina cristiana" di Pio X (anno 1912) - assumendo le categorie aristoteliche - alla risposta n. 60 definiva l'uomo "un essere ragionevole composto d'anima e di corpo". Tutto sta nel vedere cosa s'intende con quel "composto". Nel "Catechismo della Chiesa cattolica" (anno 1992), se si compulsa l'ampio Indice generale, è difficile trovare una "definizione" in formis dell'uomo. Un passaggio che potrebbe avvicinarsi alla soluzione b) è quello del n. 1703: "Dotata di un'anima spirituale ed immortale, la persona umana..."; ma vi campeggia quel grande concetto di "persona" che è una gloria della storia del pensiero cristiano.
    Oggi la stragrande maggioranza dei filosofi e teologi cattolici ritiene che l'uomo debba definirsi come essere bidimensionale, ma sicuramente unico ed essenzialmente unitario.69

Nel Cristianesimo la salvezza70 dell'anima umana avviene attraverso la "grazia" divina, cioè attraverso un intervento esterno da parte di Dio. L'uomo in altre parole è ritenuto incapace di salvarsi da sé. Cristo è il Redentore e non ci può essere salvezza al di fuori di lui.

Ricordiamo che invece nell'Ebraismo e nell'Islam la salvezza può avvenire solo attraverso l'"osservanza", cioè l'obbedienza alla legge divina. Mosè e Maometto dunque sono legislatori e profeti.

Nell'Induismo, Buddismo, Taoismo, Confucianesimo, la "salvezza" avviene invece attraverso la "conoscenza" (come era per gli gnostici). Quindi Buddha e Confucio sono solo uomini, maestri che hanno indicato una strada di conoscenza interiore attraverso cui chiunque può salvarsi.71 Sono queste le religioni che vengono anche definite "del Sé", o semplicemente gnostiche. Ed indubbiamente Scientology, come vedremo meglio più avanti, è collocabile a pieno merito in quest'ultimo gruppo.

continua con la terza parte...


Note:

26 Per approfondimenti: I Vangeli Gnostici di Elaine Pagels, Oscar Mondadori.
27 Ricordiamo che forme gnostiche di conoscenza salvifica sono presenti anche nell'Induismo e nel Buddismo delle origini. Quest'ultimo rappresenta per alcuni addirittura una forma pura, priva cioè di riferimenti mitologici, di conoscenza gnostica. Cfr. G. Filoramo, Manuale di storia delle religioni, parte II: Religioni dualiste, Gnosi, Editori Laterza, 2001.
28 da apokryphos: 'nascosto', 'secreto'.
29 Dal latino tardo pleroma: 'pienezza, completezza, compimento'.
30 Dal greco aiòn: 'eterno'.
31 Dal greco demios, cioè 'del popolo', ed un derivato di ergon, 'lavoro', cioè 'lavoratore',
quindi compositamente 'artigiano'. È questa una evidente ripresa dell'artefice divino di cui parla Platone nel Timeo, così come una rilettura negativa del Dio creatore dell'Antico Testamento.
32 Ecco perché lo gnostico Basilide predicava che era stato un altro, Simone di Cirene, a morire sulla croce e non Cristo.
33 La dottrina della Gnosi faceva riferimento soprattutto alla “resurrezione” spirituale (cioè ad una rinascita spirituale) e alla “resurrezione” fisica (cioè la reincarnazione) in netto contrasto con il concetto di una resurrezione consistente in gente che dorme nella propria tomba fino a che arriva un tempo in cui i loro cadaveri riescono a trascinarsi fuori da quella stessa tomba. Secondo gli gnostici invece, l'anima è semplicemente costretta a reincarnarsi fino a che non sia in grado di conseguire la rinascita spirituale, cioè il ritorno al Pleroma.
34 Cfr. in proposito Elaine Pagels, Il Vangelo Segreto di Tommaso, Oscar Saggi Mondadori, 2005
35 Dal greco catharos: 'puro'.
36 Pressoché tutti i Catari della Francia meridionale vennero torturati, sterminati, bruciati sul rogo nel corso della crociata decretata da papa Innocenzo III nel 1209. Si calcola oggi che vennero eliminate circa un milione di persone. Solo pochi riuscirono a fuggire e, alcuni di loro, a riparare in Italia, ove tuttavia divennero oggetto di persecuzione della Santa Inquisizione. Cfr. sezione più avanti “La persecuzione e repressione del pensiero mistico”.
37 Opere di maggior interesse in merito all'anima umana: De Trinitate, De immortalitate animae, De quantitate animae, De vera religione, Le confessioni.
38 Sant'Agostino, Soliloquia, i, ii,7.
39 In latino: regendo corpori adcommodata (De quantitate animae xiii,22). È interessante qui l'uso del verbo latino regere, 'dirigere, guidare, governare'. L'anima è dunque in grado di
controllare il corpo, non è funzione del corpo, non è forma del corpo, ma appunto incaricata (da Dio) di governare, cioè di gestire causativamente il corpo, analogamente all'esempio platonico dell'anima che governa il corpo come un nocchiero che governa la propria nave, ma ne è tuttavia distinto e superiore.
40 Semplice in quanto priva di quantità. La “simplicitas” di Agostino è simile all'aplosis [dal gr. haplòos 'semplice'] del filosofo neoplatonico Plotino, ovvero la pura luce dell'intelligenza, che non ha alcun contenuto, non pensa niente, non vuole niente.
41 In alcuni passi degli scritti di Sant'Agostino emerge tuttavia una sorta di attrazione verso la dottrina della reincarnazione, ad esempio in Contra academicos: “Il messaggio di Platone, il più puro, il più luminoso di tutta la filosofia, ha finalmente dissipato le tenebre dell'errore e ora traspare soprattutto attraverso Plotino, così simile al suo maestro che crederesti che Platone sia rinato nella sua persona” o ancora nelle Confessioni: “Dimmi o Signore se la mia infanzia successe ad altra mia età morta prima di essa? E prima ancora di quella vita, o Dio, fui forse in qualche luogo o in qualche corpo?”.
42 Sant'Agostino, De vera religione: “In interiore homine habitat veritas” (la verità è
nell'interno dell'uomo).
43 Sant'Agostino, De immortalitate animae, x, 17: “Animus non est in subjecto corpore, quia substantia est”.
44 Sant'Agostino, De immortalitate animae, i, 1: “… a corpore avertitur
45 Sant'Agostino, Commento alla Genesi.
46 In latino: “Deus intimior intimo meo”.
47 Il termine "confessione" deriva dal latino classico confiteri = composto da cum, 'con' e fateri 'esprimere, far conoscere, rivelare' che risale all'antichissima radice fa, 'parlare, dire' (dal verbo fari, come per 'favola'). Quindi il significato originario di confessare era semplicemente quello di 'parlare con qualcuno'. Con Dio, nel caso delle Confessioni agostiniane.
48 In proposito, giova anche menzionare quanto descritto da Incmaro di Reims (806-882) nel De diversa et multiplici animae ratione: “Quando poi l'anima con la volontà, cioè con quel movimento che non è locale, muove il suo corpo nello spazio, non ne consegue che anch'essa si muove localmente. Allo stesso modo noi vediamo che qualcosa è mossa localmente da un perno (a cardine) per un grande spazio, mentre il perno stesso non cambia affatto posizione”.
49 Cfr. Sant'Agostino, De vera religione, V, 8.
50La religione può abbracciare in sé le tradizionali dottrine sacre, la sapienza, la conoscenza degli dei, delle anime e degli spiriti e potrebbe essere chiamata, con un uso molto ampio della parola, una filosofia.” (L. Ron Hubbard, Phoenix Lectures). “… Religione è fondamentalmente un insegnamento filosofico teso al miglioramento della civiltà nella quale esso è insegnato” (L. Ron Hubbard, Why doctor of divinity? Professional Auditor Bulletin 32, 7/08/54).
51 Oppure, usando un termine scientologico, aberrando, dal lat. ab 'da' ed errare 'vagare': allontanarsi dalla retta via. Cfr. più avanti sezione “L. Ron Hubbard – Scientology”.
52 È evidente, in Sant'Agostino, il riferimento alla derivazione etimologica di religio da religare: legare, mettere in relazione, unire in un legame profondamente intimo, individuale, sacrale e spirituale una realtà terrena con una realtà ultraterrena, divina. In virtù di tale religiosità, l'anima ritrova il suo legame con Dio e si ri-orienta verso Dio. E ciò è ancora più evidente nella pratica confessionale di Scientology, ove addirittura si parla di “ponte” tra l'umano e il sacro, tra il terreno ed il divino.
53 La Scolastica è il pensiero teologico e filosofico del medioevo cristiano.
54 Quella della creazione del mondo da parte di Dio era allora una questione cruciale perché negata da Aristotele, sostenitore dell'eternità del mondo.
55 È evidente in tutta la filosofia tomistica, ma in particolare nei suoi scritti dedicati all'anima umana, una incisiva e preponderante influenza aristotelica.
56 Dalla Somma contro i Gentili, Tommaso d'Aquino. Si confronti anche quanto scritto
nell'attuale Catechismo della Chiesa Cattolica: “Lo spirito e la materia nell'uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un'unica natura”.
57 Cfr. anche la dottrina della Consustanzialità: come ci sono in Cristo due nature (umana e divina) fuse nella stessa sostanza e legate da una unione indissolubile, così nell'uomo anima e corpo sono fusi indissolubilmente in una unica sostanza.
58 Non si tratta ovviamente della resurrezione del corpo animale finito nella tomba, ma di quello che Paolo, nel capitolo 15 della prima lettera ai Corinzi, definisce un corpo spirituale (soma pneumatikon), un corpo incorruttibile, dotato di gloria, di potenza e di immortalità. Paolo non intende con questo un qualcosa di evanescente o simile ad un ectoplasma, ma semplicemente il corpo risorto, la persona umana pienamente pervasa dal “pneuma”, dallo Spirito divino.
59 In particolare, il Concilio Ecumenico XV che si tenne tra il 1311 e il 1312 nella cittadina di Vienne in Francia, promulgò il decreto Fidei Catholicae Fundamentum (Fondamento della fede cattolica), nel quale fra l'altro si legge: “Rigettiamo come erronea e contraria alla verità della fede cattolica ogni dottrina e tesi che temerariamente asserisce o suggerisce sotto forma di dubbio che la sostanza dell'anima razionale o intellettuale non è di per sé la forma del corpo umano… definiamo che chiunque oserà affermare, difendere o sostenere con ostinazione che l'anima razionale o intellettiva per sé ed essenzialmente non è la forma del corpo umano, debba essere ritenuto eretico.” (grassetti aggiunti).
60 Il Concilio Lateranense V, così chiamato perché si svolge nella cattedrale papale, la basilica di S. Giovanni in Laterano, si tenne nel 1513 e sancì che: “…Col consenso di questo santo Concilio, condanniamo e riproviamo quanti affermano che l'anima intellettiva è mortale o che è unica in tutte le persone. Essa infatti non solo esiste veramente, di per sé ed essenzialmente, in quanto forma del corpo umano, come si legge in un canone… del Concilio di Vienne, ma è anche immortale ed è e dev'essere distribuita, data la moltitudine dei corpi nei quali è infusa singolarmente”. (grassetti aggiunti).
61 Si veda, in proposito, la nota 23.
62 I Epistola di Pietro 3, 19; Epistola agli Ebrei 12, 23.
63 Cfr. Karl Rahner, Herbert Vorgrimler, Dizionario di Teologia, Tea, I Dizionari UTET.
64 Ibidem.
65 GRIS - Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa - (denominato fino all'anno 2001 Gruppo di Ricerca e di Informazione sulle Sette).
66 AT: Antico Testamento.
67 Sant'Agostino, vescovo di Ippona dal 395 al 430.
68 San Tommaso d'Aquino, domenicano.
69 Da lettera del 18 Aprile 2008 inviata ai dirigenti di Scientology da Don Antonio Contri,
Docente emerito di Teologia, Presidente del GRIS - Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa.
70 La dottrina che riguarda la salvezza è chiamata soteriologia (da soterìa, 'salvezza' e logos, 'studio').
71 Per approfondimenti: Vito Mancuso, L'anima e il suo destino, Scienza e Idee, 2007.